La lunga intervista alla relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, spesso nell'occhio del ciclone per gli attacchi al governo...
A 10 mesi dall'inizio dei bombardamenti e delle operazioni militari via terra da parte di Israele, a Gaza ogni giorno le nuove vittime dell'IDF si contano ancora decine e, nel breve periodo, non si vede la conclusione di questa immane tragedia. Anzi, l'uccisione di Haniyeh, capo politico di Hamas, lascia poco spazio alle speranze per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi.
Ho definito quello che sta succedendo a Gaza un genocidio già tre mesi fa, in quanto – dal 7 ottobre in poi – le condotte di Israele si configurano come fattispecie e rappresentano atti di genocidio dal punto di vista del diritto internazionale.
Sì, ma anche in guerra ci sono delle regole ed è qui il punto cruciale, perché Israele ha intenzionalmente ignorato le regole minime per la protezione della vita dei palestinesi. Ripeto, non accidentalmente, ma in modo deliberato perché ha ritenuto punibile per i fatti del 7 ottobre ogni essere umano presente a Gaza. Israele sta utilizzato la guerra per distruggere la Striscia, affinchè lì non ci sia più vita.
Ho notizia di questa prigione dal febbraio di quest'anno, quando ho cominciato a catalogare le prime testimonianze provenienti da organizzazioni israeliane. Però non erano frutto di ispezioni dirette, era una raccolta di dichiarazioni rilasciate da chi aveva lavorato all'interno. Poi c'è stato un rapporto dell'UNRWA, con le interviste di tanti civili palestinesi e di membri dell'organico che erano stati arrestati e rilasciati.
Secondo me, bisogna anche un po' sfatare questa idea della vendetta. Ricordiamoci che Israele ha brutalizzato, tormentato, torturato centinaia di migliaia di palestinesi e quasi un milione di loro è stato detenuto prima del 7 ottobre, durante i 56 anni di occupazione illegale; per cui ci dovrebbe essere un popolo intero pronto a volersi vendicare.
L'Europa si riconosce nella democrazia di Israele, perché, fondamentalmente, quella è la democrazia dell'alleanza atlantista, che difende i valori cosiddetti occidentali ma soltanto all'interno del proprio territorio; non li ha mai ritenuti universali.
Secondo me si è già passato il punto di non ritorno, ma le conseguenze di certi modi d'agire si pagano nel lungo periodo. Considero molto pericoloso l'attuale delegittimazione del sistema internazionale, che – con tutti suoi difetti – per 70 anni ci ha comunque protetto dalla parte più cruenta delle guerre. Sì, certo, parlo di noi occidentali, non solo l'Europa ma anche gli Stati Uniti.
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