La banca centrale americana decide di rinviare la prossima stretta. Preoccupa l'inflazione di fondo. La normalizzazione continuerà a ritmo ridotto
La Federal Reserve ha deciso di saltare un turno. Invece di una pausa di riflessione, dopo quindici mesi di rialzi dei tassi, si è optato per lo “skip” durante il meeting di giugno. Pesa ancora una persistenza significativa dell’inflazione, che scende meno del previsto, ma soprattutto la solidità del mercato del lavoro. Ma questa decisione, come suggerivano gli analisti finanziari alla vigilia, non significa che il percorso della Fed si può definire concluso.
Le previsioni dei 109 economisti interpellati da Bloomberg erano nette. In 100 vedevano un rallentamento dei rialzi dei tassi, in 8 vedevano un incremento, solo un economista ha suggerito un taglio. Per giugno, dunque, le premesse sono state mantenute. Il Federal open market committee , il braccio operativo della Federal Reserve, ha deciso di prendere un momento per comprendere quale sia il percorso più adeguato a contrastare le fiammate dei prezzi al consumo.
Il timore di una stretta eccessiva non sembra quello di base secondo una larga parte degli analisti. Come nel caso di Blerina Uruci, capoeconomista statunitense di T. Rowe Price. «Ritengo che i rischi di un aumento del tasso dei Federal fund al 6% o oltre siano limitati», fa notare Uruci.
Sulla direttrice che prenderà la Fed ha pochi dubbi Jeffrey Cleveland, capoeconomista di Payden & Rygel. «A nostro avviso il «salto di oggi non sarà da considerare come la fine del ciclo di rialzi dei tassi, soprattutto a causa dell’inflazione», spiega. Il problema, per i policymaker, è comprendere le corrette dinamiche di formazione dei prezzi anche in vista della stagionalità.
Qualche settimana fa, il membro del Board della Fed Christopher Waller ha dichiarato con certezza che il percorso non è ancora terminato. «Non mi aspetto che i dati dei prossimi due mesi rendano chiaro che abbiamo raggiunto il terminal rate. E non sono favorevole a interrompere i rialzi dei tassi a meno che non ci sia una chiara evidenza che l’inflazione stia scendendo verso il nostro obiettivo del 2%», ha rimarcato.
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