Lo psicanalista parla al Corriere della sera dei disagi delle nuove generazioni
“Questa connessione non è reale ma virtuale, e uno dei grandi rischi oggi è proprio confondere il reale col virtuale. In psicanalisi si chiama allucinazione. L’uso dei social genera una dipendenza tossica: l’assenza di pausa, l’assenza di intervallo. Ne è un esempio drammatico l’episodio Roma: un incidente stradale mortale provocato da una connessione continua di 50 ore dei ragazzi che l’hanno causato.
dei disagi delle nuove generazioni. Intervistato da Walter Veltroni, ha esaminato il rapporto con gli smartphone, che rendono le vite sempre connesse.In generale, la dipendenza dall’oggetto è una forma di autismo, quindi il contrario della socialità. Soprattutto l’iPhone è diventato un oggetto primario. Il simbolo dell’oggetto primario in psicoanalisi è il seno e l’attaccamento all’iPhone è un attaccamento regressivo primario.
La pandemia incide ancora sulle vite dei ragazzi che i adolescenza hanno sperimentato l’esperienza del lockdown: “L’esperienza traumatica, collettiva, della pandemia ha generato una diffusione ulteriore del disagio tra i giovani. Le manifestazioni ricorrenti sono comportamenti autolesivi, una violenza anarchica, erratica, non ideologica, e poi somatizzazioni, attacchi di panico, disturbi dell’alimentazione. E soprattutto ritiro sociale. Siamo in una congiuntura molto precaria, molto delicata, che non bisogna sottovalutare.
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