Ora i migranti partono perlopiù dalla Tunisia: c'entrano le politiche del presidente Kais Saied, ma non solo
Il memorandum firmato dalla Tunisia e dall’Unione Europea prevede che 105 milioni di euro siano erogati subito e destinati a potenziare ulteriormente la Guardia costiera tunisina, già sostenuta da anni da fondi europei. È difficile, però, capire se questi soldi arriveranno davvero a destinazione e aumenteranno le capacità della Guardia costiera tunisina di intercettare migranti.
«Da tempo la Guardia costiera tunisina si lamenta di ricevere troppi pochi soldi dall’Unione Europea e di avere attrezzature non all’altezza: è possibile che i soldi che l’Unione versa alla Tunisia per il controllo delle frontiere finiscano nel bilancio generale tunisino e non alla sua Guardia costiera», spiega Alissa Pavia, Associate Director per il programma Nord Africa al centro studi Atlantic Council.
Che la Guardia Nazionale tunisina, una forza di sicurezza da cui dipende la Guardia Costiera, sia ormai piuttosto autonoma e indipendente da Saied lo dimostrerebbero anche le espulsioni dei migranti compiute a inizio luglio. Secondo alcune informazioni raccolte da Pavia, le espulsioni potrebbero essere state decise dalla Guardia Nazionale senza l’approvazione di Saied, come forma di ritorsione contro l’ampia comunità degli africani subsahariani a Sfax.
Poi c’è la questione del giro di affari legato all’immigrazione: soprattutto a Sfax c’è un intero settore legato al traffico di esseri umani che comprende trafficanti, intermediari, artigiani che realizzano su cui da mesi parte la maggior parte dei migranti. In un momento di crisi dell’economia tunisina il traffico di migranti garantisce un’entrata costante a molte persone, che un azzeramento delle partenze farebbe rimanere senza lavoro.
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