Dobbiamo cercare di rispondere innanzitutto a una domanda: Venezia è in pericolo? La città sopravviverà fisicamente a questo secolo?
Celebriamo il fatto che il Mose adesso funziona. Ma le barriere sono state progettate per le acque alte, che sono temporanee e non possono essere la soluzione al cronico innalzamento del livello delle acque.
Infatti, l’Unesco critica aspramente la mancanza di qualsiasi tipo di piano strategico per la città, che si tratti di turismo, o degli effetti del cambiamento climatico o dell’esodo dei veneziani.
Un modello da studiare sarebbe la potente Delta Commission dei Paesi Bassi, che raccoglie informazioni da tutto il Paese sulle condizioni idrogeologiche, formula le politiche di protezione e agisce con il pieno sostegno del ministro delle Infrastrutture e del Parlamento. Gli olandesi sono infatti esperti non solo nelle tecniche, ma anche nella pianificazione della gestione dell’acqua, essendo una questione di vita o di morte per loro.
Abbiamo la dimostrazione che l’Unesco può essere d’aiuto nella politica della gestione di un sito dal caso del Parco Nazionale delle Everglades in Florida. Nel 2009, in un momento di tensione tra il governo federale e quello statale, gli Usa chiesero all’Unesco di reinserire le Everglades nella lista dei siti a rischio.
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